Per l’uscita dell’album Disco Rai di Maruego, il cliente ci ha incaricato di occuparci della curatela della mostra NFT ispirata dalle copertine dei brani del disco realizzati dal noto street artist Omer TDK.

Maruego pubblica ‘Disco raï’, un ponte fra Italia e Marocco. Passato e presente raccontanti dalle opere di Federico Unia, in arte Omer.

La nuova fatica discografica di Maruego, intitolata “Disco raï”, si configura come un incontro fra l’universo sonoro del rapper di Berrechid e la creatività visiva di Federico Unia, noto come Omer. Il progetto, composto da cinque brani a cui sono ispirate e dedicate altrettante cover più un’opera extra, rappresenta, infatti, un’occasione unica per immergersi in un mondo multisensoriale, in cui musica e arte si amalgamano armoniosamente al fine di raccontarsi e specchiarsi a vicenda in un intreccio unico di immagini e simbolismi.

È il tema del dualismo esistenziale a costituire il perno intorno al quale si compie la poetica dell’EP, nel quale Maruego si misura con le proprie radici, marocchine e italiane, mettendo a nudo il suo percorso di crescita umana e artistica. Il bilinguismo dei testi, oscillanti fra italiano e arabo, è a tal proposito una dichiarazione di intenti. In maniera simile, le sonorità trap, influenzate dalla musica tradizionale marocchina del raï (genere musicale sviluppatosi fra Algeria e Marocco agli inizi del secolo scorso), creano un’atmosfera evocativa in cui i temi della memoria e della propria identità trovano piena espressione. La scelta di puntare su sonorità così peculiari costituisce, inoltre, non solo una rivendicazione culturale, bensì anche il tentativo di dare vita a una nuova corrente musicale.

La campagna marocchina diviene in questa sede lo scenario di una rievocazione multisensoriale, in cui gli odori dei cibi (“Mentre cresci con il pane fatto in casa”) e i paesaggi umili e bucolici (“Sotto i tigli abbiamo catturato l’ombra”) si traducono in un dialogo costante tra passato e presente, eretti a simboli della doppia nazionalità dell’artista. Quella del passato è, infatti, una dimensione dell’esistenza in grado di animare il presente, come espresso nel verso “Ho solo un piano come casa di mia nonna”, in cui il ricordo della casa marocchina dei nonni, presso i quali il nostro trascorreva l’estate, diventa l’occasione per esplorare e rimodellare la propria identità nel presente riconciliandosi con un passato spesso avaro di gratificazioni materiali, ma ricco di un’umanità da custodire nel profondo dell’animo. Aspetti dolci e amari di una frattura interiore da sanare e che si traducono in un bisogno artistico reale e profondo.

Un altro elemento che emerge e sottolinea il tema del dualismo è costituito dal tema dell’immigrazione, affrontato con una sensibilità lontana dal consueto qualunquismo politichese nel brano “Lampedusa”, in cui l’isola acquisisce i tratti di una donna dal fascino ammaliante, novella Dame Sans Merci, che attira fatalmente a sé i migranti, carichi di sogni e speranze, portandoli a sfidare la sorte nel Mediterraneo nell’indifferenza dell’opinione pubblica.

Ma non è solo la musica a essere al centro del progetto. Omer, artista proveniente dalla scena meneghina dei graffiti (membro delle storiche crew TDK e UK) e oggi pienamente affermato nel mondo dell’arte, ha creato cinque opere ispirate al concept di ogni brano, più una dedicata al podcast. La solida base di Graffiti Art, mescolata a una personale rilettura in chiave Pop, si unisce qui a richiami di matrice classica, spia della formazione accademica dell’artista, dando vita a un linguaggio visivo originale e pienamente funzionale al racconto di un progetto introspettivo come “Disco raï”. Le opere di Omer pongono, infatti, in essere una sorta di bilinguismo visivo, in cui le culture italiana e marocchina si incontrano attraverso la riflessione artistica. La vivida ambientazione territoriale descritta nei testi diviene elemento visivo grazie alla creatività di Omer, il quale riprende elementi tipici del costume e della tradizione marocchina, filtrandoli per mezzo di una sensibilità che attinge da elementi e contenuti tratti dalla metropoli, creando infine un intreccio unico e coerente di culture e di stili.

Tra gli esempi di questi richiami è possibile segnalare l’opera raffigurante la cover del brano “Casa di mia nonna”, che riprende una foto di famiglia di fronte alla casa di campagna dei nonni (“Pietra e fango come casa di mia nonna”), oppure l’opera dedicata al brano “Lampedusa” con il dettaglio del Petit Taxi e la rievocazione della Tbourida, spettacolo equestre molto popolare in Marocco. E ancora, nell’opera dedicata a “7ELA” compiono tatuaggi tipici della cultura berbera, come il TamTam o Azlef (letteralmente “mosca di bue”), e il berretto Fez (o Tarbūsh), così come in quella ispirata al brano “Chebba” si possono notare lo stemma araldico della dinastia alawide, attuale casata regnante del Marocco, nonché abiti tipici tradizionali.

In definitiva, “Disco raï” rappresenta un’esperienza multisensoriale unica e strutturata su più livelli di lettura, in cui la musica e l’arte si incontrano e si fondono, creando un dialogo tra passato e presente, tra culture diverse eppure complementari, in cui la durezza della vita si mescola al sogno, al miraggio e al ricordo. La passione e la cultura dei due artisti si uniscono per creare un’opera che va oltre i confini delle singole discipline artistiche, regalando un’esperienza emozionale unica e coinvolgente.

Francesco Caputo

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